I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. L’approccio terapeutico multidisciplinare è un tentativo intervento e prevede un’équipe di lavoro dove siano presenti diverse professionalità (psichiatra, psicologo, dietista, medico internista). La condivisione delle competenze e degli strumenti appartenenti alle differenti professioni, nonché un adeguato investimento di tempo e di energie nella discussione d’équipe. Diversi professionisti di Clinica Psiche sono formati e specializzati nel trattamento psichiatrico e psicoterapico di disturbi del comportamento alimentare e concorrono al sostegno di un benessere psicofisico che è il vero obiettivo. Un trattamento integrato prevede che si propongano interventi differenziati a seconda della fase della patologia e dallo spazio di manovra che il paziente o la situazione lasciano, considerando che ciascuna fase è caratterizzata da specifici bisogni, un diverso grado di consapevolezza di malattia, un certo livello motivazionale, determinati meccanismi difensivi, difficoltà, risorse.
ANORESSIA NERVOSA:
è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da una rilevante perdita di peso, da un rifiuto di alimentarsi regolarmente e da una paura intensa di ingrassare. Essa si manifesta prevalentemente nel sesso femminile, ma negli ultimi anni è in aumento l’incidenza in soggetti maschi. In molti casi l’esordio avviene in preadolescenza, in associazione con le sfide proprie della pubertà quali la sessualità e i cambiamenti del proprio corpo, e ha inizio con un tentativo volontario di perdita di peso finalizzato al raggiungimento di un ideale di forma e di peso corporeo. L’immagine di sè ideale non raggiunge mai una condizione di soddisfacimento nella paziente affetta da Anoressia Nervosa, che tende ad aumentare progressivamente le proprie aspettative di diminuzione del peso corporeo e la propria ricerca di magrezza. Tale dinamica assume la connotazione di un perfezionismo clinico, in cui la persona aspira a un’ideale di perfezione immaginario che non verrà mai raggiunto, anche a causa della dispercezione corporea. La persona sviluppa la tendenza a non valutare oggettivamente il proprio corpo, piuttosto a percepirsi sempre in sovrappeso o in difetto. Maggiore è il senso di fame, maggiore è il senso della propria riuscita nell’essere padroni di sé e del proprio corpo. Tale dinamica può alimentare positivamente l’autostima deficitaria della paziente.
Caratteristiche:
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- Perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza);
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- Paura intensa di ingrassare anche quando si è sottopeso;
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- Alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee;
- Amenorrea, ovvero scomparsa del ciclo mestruale (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi
BULIMIA NERVOSA:
La Bulimia Nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da ricorrenti abbuffate seguite da condotte di eliminazione/compenso, come il vomito autoindotto. Essa nasce da una forte attenzione al proprio peso e alle proprie forme corporee, che si vogliono controllare attraverso comportamenti di restrizione alimentare o di digiuno simili a quelli descritti per l’Anoressia Nervosa. In questa condizione il comportamento restrittivo non assume una ferrea costanza e le restrizioni portano a un accumulo di fame e di desiderio di cibo che poi culmina nell’abbuffata. La paziente riversa il suo desiderio in una ricerca di cibo compulsiva e frenetica, che spesso si conclude solo quando le riserve alimentari a disposizione sono esaurite o quando si presenta una condizione di forte malessere. In genere dopo le abbuffate prevale un vissuto di colpa per il quale la paziente prova a riparare l’atto compiuto con comportamenti di autoinduzione del vomito, di utilizzo incongruo di lassativi o di diuretici o/e di iperattività fisica. Mentre la paziente anoressica è solitamente fiera della propria forza ed esibisce, anche attraverso il corpo, i successi delle proprie restrizioni, la paziente bulimica vive un vissuto di vergogna e agisce segretamente, in solitudine.
Caratteristiche:
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- Abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’atto di mangiare;
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- Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci;
- Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee, da cui dipende il livello di autostima della paziente.
DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA:
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da ricorrenti comportamenti di abbuffata non seguiti, da comportamenti di compenso/eliminazione. Nei pazienti che soffrono di DAI l’assunzione di cibo avviene in maniera ricorrente nell’arco della giornata, protratta e messa in atto fuori pasto, durante le ore in cui si soggiorna in casa o in ambienti di lavoro dove è presente il cibo. Non è raro riscontrare che a periodi di assunzione irregolare di cibo si alternino periodi restrittivi in cui la persona spera di recuperare il peso accumulato attraverso diete drastiche. L’alternanza di questi periodi spesso provoca ripercussioni significative sul metabolismo, determinando una condizione in cui la perdita di peso risulta sempre più difficile. Nei momenti in cui avviene l’abbuffata la persona consuma ingenti quantità di cibo in breve tempo senza riuscire a fermarsi nonostante l’organismo funzioni da autoregolatore attraverso il senso di sazietà. In questi momenti alla persona sembra che il cibo non basti mai e spesso l’episodio si conclude solo quando non vi sono più alimenti facilmente reperibili. Il vissuto di vergogna rispetto al proprio comportamento è profondo. A livello psicologico tale comportamento spesso serve ad annebbiare la mente, creando un senso di stordimento. Tale condizione costituisce un meccanismo di difesa per affrontare le sofferenze e le difficoltà che la persona vive nella propria quotidianità.
SINDROME DA ALIMENTAZIONE NOTTURNA:
La Night Eating Syndrome, definibile anche Sindrome dell’Alimentazione Notturna, è una patologia che al suo interno racchiude una particolare combinazione di tre disturbi: un disturbo dell’alimentazione, un disturbo del sonno e un disturbo dell’umore. Tipicamente le persone affette da Night Eating Syndrome consumano una quantità molto ridotta di cibo o operano dei veri e propri digiuni durante le ore diurne, non consumando né la colazione né il pranzo. Nelle ore serali, invece, il loro interesse per il cibo sembra rinascere e le porta a mangiare in eccesso nell’orario di cena e soprattutto durante i risvegli notturni. Le persone con Night Eating Syndrome riportano infatti di non riuscire a dormire a meno che non assumano del cibo. Questo comporta forti disturbi nella qualità e nella quantità del sonno oltre che continui risvegli e alle continue abbuffate durante la notte.
VIGORESSIA:
Il termine vigoressia indica una patologia caratterizzata dall’eccessiva attenzione che il soggetto pone allo stato della muscolatura del proprio corpo. Si tratta una forma di dismorfia muscolare prevalentemente maschile, in cui il soggetto tende ad avere una percezione distorta del proprio corpo e a percepirsi eccessivamente gracile, debole o poco muscoloso nonostante di fatto non lo sia. Nella vigoressia vi è spesso la ricerca di un ideale di perfezione corporeo esasperato, portato all’estremo. Viene anche chiamata complesso di Adone in quanto, per ottenere il corpo desiderato, tali soggetti non si limitano a sottoporsi ad estenuanti esercizi fisici o all’uso di sostanze illegali dannose, ma si sottopongono anche a meticolose diete in cui sono ammessi solo alimenti iperproteici, importanti per lo sviluppo muscolare. L’allenamento compulsivo, protratto per più di due ore al giorno, finisce per compromettere la vita sociale, occupazionale e relazionale della persona, oltre che la sua salute fisica, e al continuo confronto con gli altri il soggetto si sente nella maggior parte dei casi perdente: troppo magro, poca massa, troppo poco allenamento. Utilizzo di steroidi anabolizzanti nonostante gli effetti collaterali dannosi;
ORTORESSIA NERVOSA:
ll termine ortoressia viene utilizzato per descrivere una patologia caratterizzata dall’ossessione patologica riguardo al consumo di cibi sani e naturali, ritenuti dalla persona cibi “puri”. Il soggetto presenta quindi un’eccessiva attenzione posta alle proprie scelte alimentari, in termini di iperselettività dei cibi scelti da ingerire e frequenti condotte di evitamento di molti alimenti considerati poco salutari. Questo atteggiamento, che spesso all’inizio si presenta come una semplice buona condotta alimentare associata a uno stile di vita sano, diviene nel tempo talmente intenso da compromettere significativamente la vita lavorativa, sociale e sentimentale della persona. Diventa spesso infatti impossibile andare al ristorante o accettare un invito a cena da amici e con il passare del tempo la gamma alimentare diviene sempre più ristretta e la qualità del cibo arriva ad essere più importante di ogni altra cosa, minando il funzionamento globale ed il benessere dell’individuo. La persona che soffre di ortoressia vive un profondo terrore di entrare in contatto e di ingerire cibi “contaminati” e spesso tale paura viene gestita attraverso modalità simili a quelle di un disturbo ossessivo-compulsivo, ovvero con un pensiero ossessivo riguardante i cibi che si consumeranno durante la giornata e con comportamenti compulsivi volti a ridurre il possibile rischio di “contaminazione”
Spesso può essere riconosciuta attraverso i seguenti comportamenti:
- Necessità di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero);
- Tentativo di evitare i cibi ritenuti dannosi;
- Forte preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, con conseguente pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo;
- Impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti a scapito di altre attività;
- Preparazione del cibo secondo procedure particolari ritenute esenti da rischi per la salute (ad es. cottura particolare dei cibi o utilizzo di un certo tipo di stoviglie);
- Sentimenti di soddisfazione e autostima oppure di colpa e forte disagio a seconda dell’avere o meno rispettato le regole auto-imposte.
VOMITING:
Il Vomiting o Sindrome da vomito è un disturbo alimentare che, nonostante presenti caratteristiche miste dell’Anoressia o della Bulimia, si configura come una patologia a sé stante e alla cui base vi è un’ossessione/compulsione basata sul piacere del mangiare e vomitare. Nello specifico, il Vomiting consiste principalmente nell’utilizzo del rituale del vomito auto-indotto dopo avere consumato il pasto. A differenza della bulimia classica, in cui la condotta del vomito autoindotto costituisce un rimedio riparatorio all’abuso di cibo, la paziente affetta da vomiting vomita perché ha imparato ad associare una sensazione di piacevolezza a questo comportamento. All’inizio per queste pazienti il vomito è una soluzione per non ingrassare, ma nel protrarsi della pratica la sequenza del mangiare-vomitare si trasforma poco a poco in un rituale sempre più piacevole, fino a diventare nell’arco di qualche mese il massimo dei piaceri, cui non riesce più a rinunciare. Quando la sindrome da vomiting si è instaurata, il problema non è più il controllo del peso ma il controllo della compulsione al piacere: mentre nell’anoressia e nella bulimia il ciclo mangiare-vomitare rappresentava una tentata soluzione, nel vomiting esso diventa il problema stesso e trova nel piacere il motivo della sua persistenza.
DRUNKORESSIA:
Con il termine drunkoressia si intente un quadro patologico, descritto da molti esperti del settore, in cui il soggetto opera frequenti restrizioni a livello alimentare (o digiuni) al fine di assumere ingenti quantità di alcolici senza aumentare il proprio peso corporeo. La drunkoressia è considerata una variante dell’anoressia a causa della diminuzione di peso dovuta al rifiuto drastico del cibo, ma in questa patologia la volontà di dimagrire non è fine a sé stessa. Essa è infatti strumentale all’assunzione di alcol: digiunare è necessario per poter bere e il relativo introito di zuccheri presenti nell’alcol consente di non avvertire la fame. Lo scopo di tale comportamento spesso è duplice: dimagrire e farsi accettare dal gruppo dei pari.