“Nubifragio in Mesolcina: un trauma anche psicologico”
26 Giugno 2024

Un trauma viene definito come “una risposta emotiva e psicologica a un evento estremamente stressante o disturbante”, di varia natura, che finisce per “travolgere la capacità di una persona di affrontarlo”. Per dirla con le parole dello psicoterapeuta Davide Livio, “possiamo definire Trauma qualsiasi evento che metta in pericolo l’incolumità di una persona. Le vittime di trauma possono essere di primo grado, quando si tratta di persone direttamente coinvolte negli eventi, di secondo grado, quando la reazione traumatica riguarda i soccorritori e di terzo grado, quando riguarda la comunità che subisce la tragedia. Inoltre, si dividono in: acuti, quando hanno a che fare con un evento singolo, cronici, quando le situazioni traumatiche sono ripetuti (ad esempio, in caso di violenze) e complessi, quando sono “il risultato di esposizioni multiple e complesse, spesso associate a traumi interpersonali”.

Nella convinzione che ogni esperienza non abbia solo un significato oggettivo ma acquisti un senso psicologico perché mediata dai sensi, dalle percezioni e dalle convinzioni di ciascuno, qualsiasi evento può essere considerato traumatico e portare a conseguenze psicologiche.

I disastri naturali, vedono messa a repentaglio la propria sicurezza, fisica e psicologica e oltre a provocare perdite umane e/o materiali, possono lasciare segni indelebili non sempre così evidenti, dai quali originano i traumi. Quanto accaduto in Mesolcina nel fine settimana non può che rientrare in questa categoria.

Clinica Psiche esprime la propria viva vicinanza e solidarietà alla popolazione mesolcinese e desidera dare il proprio contributo offrendo supporto psicologico a tutti coloro che sentono il bisogno di elaborare i propri vissuti. I professionisti presenti in équipe sono pronti ad accogliere le richieste presso la sede di Grono, sita in via Cantonale 150.

La tecnica EMDR è una delle più rapide e efficaci in caso di eventi traumatici. Davide Livio ha conseguito il titolo di terapeuta EMDR e ha collaborato con la Associazione EMDR per l’Italia in interventi di emergenza-urgenza in catastrofi umanitarie e spiega in che cosa consiste la terapia e come una tragedia come quella della Mesolcina può impattare sulle vite di chi è stato coinvolto.

Episodi come quello accaduto in Mesolcina possono causare dei traumi?

“Sicuramente sì”.

In particolare, ritiene che il fattore scatenante sia l’evento climatico in sé, la necessità di dover lasciare le proprie case, la paura provata, la preoccupazione che possa risuccedere?

“Il fattore scatenante è di natura fisiologica. Il nostro sistema nervoso si è sviluppato per favorire la sopravvivenza e agli eventi catastrofici reagisce in modo estremo. In seguito all’evento alcune persone recuperano un senso di sicurezza e confort abbastanza velocemente, altre rimangono iperattivate dal contesto traumatico e sperimentano sintomi come insonnia, agitazione, irritabilità, senso di irrealtà, flashback delle immagini più sconvolgenti. Sono reazioni da considerare normali in seguito a un evento estremo perchè riguardano moltissime persone. Intervenire precocemente è importante per evitare che l’iperattivazione si stabilizzi e diventi un vero e proprio disturbo”.

Chiunque può subire un trauma oppure tendenzialmente esso colpisce chi ha una particolare fragilità psicologica? La differenza del vissuto (chi ha dovuto lasciare casa, chi ha solamente assistito a quanto successo, chi ha dei parenti deceduti o dispersi) determina una diversità nel trauma vissuto oppure esso dipende dalla persona?

“Non esiste un criterio univoco. La stessa persona potrebbe non avere una reazione post traumatica in uno scenario di guerra estremo ma rimanere sconvolta da un banale incidente in auto, perché dipende da come reagisce il sistema nervoso, il che non è qualcosa di prevedibile. Esistono dei fattori di rischio ma non consentono di prevedere la risposta individuale a uno specifico trauma”. Si, chiunque, e non solo le persone fragili, può subire un trauma psicologico”-.

Il trauma è “originale” o si innesta su un vissuto già traumatico, dove un episodio innesca dei ricordi e dei traumi passati mai risolti? Ovvero, da un trauma possono emergere ulteriori fragilità?

“Spesso, un trauma riporta alla luce eventi passati sia personali che collettivi. Questa mattina ho letto un articolo che titolava “Disastro in Mesolcina, e la mente corre alla frana di Bondo”. Una tragedia come la frana in questione è rimasta nella mente di moltissime persone e un ulteriore accadimento spaventoso come l’alluvione e che riguarda il rapporto con il territorio e il rischio vita, sicuramente riattiva eventi passati e l’angoscia collegata al trauma più antico. In un certo senso, potremmo dire che se ci sono stati traumi passati, questi potrebbero sommarsi a quelli attuali”.

Come funziona l’EMDR e perché viene impiegato in caso di traumi? È una tecnica rapida, nel senso di risolutiva in poche sedute? Si combina con altre tecniche?

“EMDR è una tecnica rapidissima in contesti emergenziali, grazie alla quale spesso i sintomi vengono ridimensionati in poche o addirittura una sola seduta. Il fattore più importante è l’intervallo di tempo che intercorre fra il trauma e il trattamento. Quasi mai è possibile ma idealmente, secondo la letteratura, i ricordi traumatici sarebbero da trattare entro 72 ore per ottenere la massima efficacia dalla terapia. EMDR ha una forte base fisiologica ed è considerato da OMS il trattamento di elezione per i disturbi post traumatici da stress e i disturbi acuti da stress. È basato su una particolare tecnica di desensibilizzazione e rielaborazione del trauma utilizzando uno stimolo bilaterale che in genere viene effettuato chiedendo al paziente di seguire con gli occhi le dita del terapeuta. Può essere una tecnica risolutiva ma ovviamente dipende dalla singola persona e da altre fragilità che possono essere presenti, da combinare eventualmente con altre tecniche come la mindfulness o il grounding o essere integrato in un percorso di psicoterapia”.

Viene usato anche per tematiche che non siano direttamente legate a un trauma?

“Può essere utilizzato anche per un percorso di psicoterapia più ampio o per traumi molto antichi, anche se va sottolineato come la validazione scientifica di EMDR riguarda però esclusivamente il Disturbo post traumatico da stress e il Disturbo acuto da stress”.

Per chi ha vissuto, purtroppo, l’alluvione in Mesolcina, o crede in generale di essere vittima di un trauma, quali sono i segnali cui fare attenzione e per cui chiedere aiuto?

“I sintomi che dovrebbero suggerire una richiesta di consulenza per EMDR includono difficoltà a dormire, irritabilità, crisi d’ansia, difficoltà a concentrarsi, sensazione di irrealtà, difficoltà a ritornare sui luoghi del trauma, continua ricerca di notizie, presenza di immagini intrusive o flash back. In particolare nei bambini, in seguito ad eventi collettivi di questa portata, è tipico osservare irritabilità e litigiosità. Tutti questi sintomi, che possono anche allarmare molto chi li sperimenta, sono in realtà una risposta normale ad un evento che non ha nulla di normale, è la reazione che moltissime persone sperimentano in seguito ad una catastrofe. Prendersi cura di sé stessi tramite EMDR garantisce un recupero del benessere decisamente più veloce e, da letteratura scientifica, elimina quasi totalmente il rischio che il disturbo possa persistere e diventare un disturbo post traumatico da stress”.

Citava i più piccoli, che spesso possono faticare a comprendere la portata di eventi come quelli di Lostallo, soprattutto se causano delle conseguenze come la necessità di non rientrare a casa per un po’ o la perdita di una persona cara. È possibile dare delle indicazioni per aiutare i genitori a tutelare i loro figli in una situazione così traumatica?

“Sebbene l’istinto suggerisca di proteggere i bambini da eventi di questo tipo raccontando il meno possibile o addirittura nascondendolo, loro sentono e vedono l’agitazione degli adulti e questo crea in loro ancora più angoscia. È dunque bene raccontare loro cosa è successo in modo comprensibile e rassicurante, spiegando ad esempio chi sono gli operatori del soccorso e cosa fanno e rassicurandoli che la normalità tornerà presto nelle loro vite. Ovviamente, non si deve indugiare sui dettagli più angoscianti degli eventi bensì dare ai bambini modo di poter comprendere le emozioni degli adulti. È importante che possano sentirsi protetti e allo stesso tempo possano comprendere il perchè dell’agitazione generale. In sostanza, consiglio una comunicazione per quanto possibile completa, chiara, emotivamente congruente e proporzionata all’età”.